domenica 21 febbraio 2010

Maria “Trono della Misericordia”

“Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano (come Naaman il Siro, ndr.), si unisce a Cristo, suo Sposo (il mistero dell’Incarnazione, ndr.); accorrono i Magi con doni alle nozze regali, e l’acqua cambiata in vino rallegra la mensa (le nozze di Cana, ndr.), Alleluia.” (antifona al Benedictus del giorno dell’Epifania)
Non è stato facile approfondire questo titolo di Maria, perché la definizione “Trono della Misericordia” così com’è detta non si applica a Maria bensì a Gesù Cristo e, se proprio si vuol essere almeno un po’ precisi, a Gesù Cristo crocifisso.
L’arte pittorica è quella che maggiormente ha rappresentato la regalità, la gloria del Cristo che nel suo sacrificio compie la misericordia divina ed esistono diversi esempi, benché non di grande risonanza né di alto lignaggio, anche a breve distanza dalle nostre parti (nelle Marche, p.e.).
Generalmente, e anche un po’ semplicisticamente, potremmo descrivere una per tutte queste pitture nella quale trovare un grande crocifisso con Gesù agonizzante al centro di una scena che può includere anche Maria e Giovanni, ma sulla quale sovrasta l’immagine, raramente utilizzata, del Dio padre che sembra offrire, guardandoti negli occhi, il suo unico Figlio, morto per la mia e tua redenzione.
Altrettanto genericamente si può affermare che la collocazione tipica di questo dipinto è l’abside, che da dietro e dall’alto campeggia sull’assemblea e, ancorpiù misticamente, sull’altare della consacrazione, vero e proprio trono del Gesù Cristo Agnello di Dio, che si fa cibo per ogni uomo.
E allora: Maria?
Maria ci può stare di diritto in questa definizione, può giustamente essere chiamata Trono della Misericordia di Dio, perché quel Gesù Cristo che è la visibilizzazione e la forza redentrice della misericordia divina ha avuto necessità di un luogo speciale, umano ma reso divino, unico tra tutte le creature nel quale essere accolto, maturare, nascere e crescere fino all’età adulta.
Dice un giorno una donna a Gesù che passava tra le folle: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte” (Lc 11, 27): ecco, ammiriamo questo ventre, questo quasi divino contenitore, che accoglie la misericordia di Dio fatta uomo.
Ammiriamolo, veneriamolo, perché Maria è il Trono della Misericordia sul quale prima il Creatore poi il Figlio unigenito si siedono per regnare sopra i giusti e giudicare i malvagi.
Un buono spunto per capire meglio questo titolo di Maria l’abbiamo trovato tra gli scritti di un teologo protestante (si, proprio così), Martin Cunz, il quale ha pubblicato un saggio su Maria e sull’ecumenismo per le edizioni Dehoniane, a cura del Segretariato per le Attività Ecumeniche.
Dopo una breve e non approfondita conoscenza delle “problematiche” protestanti, mi si è aperto dinanzi un mondo che proprio non conoscevo. E’ stata una grande novità scoprire che noi cristiani cattolici veniamo dai protestanti accusati di divinizzare Maria, e che questo è motivo di grandi contrasti quasi quanto il primato di Pietro. Ma è stato altrettanto sorprendente scoprire che Lutero e Zwingli non chiudevano i loro sermoni senza aver recitato l’Ave-Maria !
E che dire poi della cultura ebraica, cioè dell’ambiente naturale di Maria, nel quale è cresciuta e vissuta?
Sì, forse noi cattolici la divinizziamo un po’, ma è pur vero che non è la quarta persona, quella da aggiungere alla Trinità. Non c’entra niente, non si può paragonare né con Dio, né con lo Spirito e nemmeno con il Cristo, perché è solo una creatura, sicuramente speciale, ma fatta di carne.
Però è vero che è la “creatura che ha concepito il Signore”.
Ed è vero che è la più bella e desiderabile materializzazione dello Spirito Santo.
Ed è anche vero che è il tramite per giungere a Cristo, il canale privilegiato per le nostre suppliche di misericordia: Maria è la figura dell’azione dello Spirito. Maria è tutto ciò che lo Spirito fa: la realizzazione di Dio negli uomini.
Questo miracolo non è stato solo duemila anni fa, ma anche in ogni generazione e in ogni singola donna e in ogni singolo uomo.
In effetti Maria non soltanto crede nel suo figlio, non parla solo del Redentore e nemmeno lo celebra e basta. Lei lo concepisce, lo realizza; ne condivide il destino e tutta la sua vita.
Perché l’incarnazione non è terminata, non si è esaurita in Gesù: Cristo non può stare santamente chiuso nei tabernacoli ma vuol vivere in noi e in mezzo a noi. In diversi passi dei Vangeli afferma di volerci far partecipi della sua stessa vita, vuole farci consorti di quello che lui è.
Ecco chi è Maria: per il suo corpo e la sua anima passa e viene a noi, con noi, si sposa con noi, Gesù Cristo cioè la immensa Misericordia di Dio, quella con la maiuscola.

Quando il Dio d’Israele fa irruzione nella vita di Maria lo fa in un modo concretissimo. Lo Spirito Santo viene ad abitare nel suo corpo. Ecco come la Misericordia di Dio trova il suo Trono. Lo Spirito agisce fisicamente, trasforma i corpi, li cerca ancora prima delle anime. In effetti l’anima vive solo se il corpo è trasfigurato in tempio del Dio vivente: la redenzione, la conversione o è fisica o si tratta di chiacchiere!
La conversione richiede indispensabilmente, obbligatoriamente, di offrire noi stessi, cioè i nostri corpi in a Dio in sacrificio vivente.
Il Vangelo di Giovanni 1,14 dice: “il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria”.
E il canto dei bambini che facciamo dice: “C’erano due angeli, uno all’altro domanda: dov’è il luogo della gloria di Dio?” Questo mondo, questa generazione (come siamo abituati a sentire) ha bisogno di vedere la gloria di Dio nella carne umana!
Maria Trono della Misericordia.
Maria è stata capace di lasciar agire lo Spirito.
Ha permesso che la Parola di Dio divenisse parte di lei, così come un bimbo diventa parte di sua madre.
E Maria è Madre della Misericordia.
Perché è madre in virtù della misericordia di Dio… e chi potrebbe essere eletto “madre del Redentore”, chi avrebbe mai le carte in regola? Chi avrebbe mai una simile presunzione: considerarsi puro, santo…
E poi Maria è madre di misericordia, così come ogni madre che riceve in sé un bambino: lo accetta senza condizioni. Misericordia e non pietà.

Prima di lasciare campo alla Parola di Dio, vogliamo consegnarvi due o tre brevissimi spunti di riflessione che arrivano direttamente dalla tradizione ebraica.
Un midrash (un racconto) dice: Quando Dio si mise a creare l’uomo, gli angeli (per la verità un po’ invidiosi a causa del nostro libero arbitrio) protestarono e dissero: “non creare l’uomo. Egli trasgredirà le tue leggi e, per conseguenza, dovrai distruggerlo!”. Allora Dio, prima di creare l’uomo, creò la teshuvà (il ritorno) e, alzandosi dal trono della rigidità e della coerenza (cioè dal luogo dal quale aveva dato ordine e forma al caos primordiale), si sedette sul trono della misericordia e creò l’uomo.
Noi uomini siamo veramente benedetti: l’uomo può peccare, ma può anche ritornare, cercare la vita anziché la morte: ecco la misericordia che rende l’uomo somigliante a Dio!
Solo piante, animali e angeli sono “coerenti”, non trasgrediscono mai i loro confini e le loro leggi.
Ma è stupefacente quest’espressione, quest’azione, così netta e precisa che sembra di vederla: Dio si siede sul trono della misericordia.
Perché Dio la creazione l’ha già fatta e l’uomo esiste; e quindi già esiste la misericordia.
Ma Dio continua e sceglie una sua creatura, la rende pura fin dalla nascita, e da lei, con lei, dentro di lei genera la misericordia fatta carne ed ossa.
Maria concepisce e dà alla luce Gesù Cristo. E questo è già la grandissima misericordia di Dio.
La Chiesa, nostra madre come lo è stata Maria, dà alla luce i cristiani. E questo è l’immensa misericordia di Dio: noi esseri umani viviamo grazie all’incoerenza di Dio; ma che motivo aveva Lui, il Creatore, di pregare una semplice donna di riceverlo?
E Maria? Che motivo aveva di rinunciare alla sua propria coerenza, a tutti i suoi progetti e a tutti i princìpi, per donare a Dio la misericordia che solo lei poteva donargli, perché “Piena, colma, di Grazia”?

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