domenica 21 febbraio 2010

nono giorno - Sacramento della Penitenza


a) riassunto del kerygma
b) preparazione al questionario
c) questionario con 1°, 2°, 3°, 4° e 6° domanda
d) risposte

a) riassunto del kerygma

Perché siamo qui? Perché cerchiamo una risposta vera al perché della nostra vita. Ognuno di noi sa che dentro il suo cuore c’è scritto AMORE, ma quando quest’istinto s’è scontrato con la realtà più difficile della vita, sia essa il tradimento, l’ingiustizia o la sofferenza, ha invece sperimentato MORTE, morte profonda, morte dell’essere.
L’uomo di oggi, che non fa più riferimento a Dio, si trova suo malgrado rinchiuso in un cerchio di morte dal quale il suo proprio amore non può uscire. E chi l’ha fatto questo cerchio?
Il peccato in cui egli stesso è caduto quando, nell’impossibilità di amare l’altro fino alla dimensione della croce (la moglie, il vicino, il collega ecc.), ha accettato la catechesi del demonio il quale gli ha detto che in fin dei conti il peccato non è poi tutto questo male, forse è anche buona cosa per l’uomo capire da sé solo il bene e il male, come un novello Adamo ed Eva.
Ma allora Dio nei confronti di quest’uomo che lo rinnega cos’ha fatto? L’ha sepolto sotto un altro diluvio universale? NO! Lo ha riscattato dal potere del demonio per mezzo di suo figlio Gesù Cristo il quale si è fatto uomo, ha sofferto ed è morto sulla croce per poi risorgere ed attestare a me e a te, oggi, dopo 2000 anni, che nella vita che io e te viviamo, piena di tutte le nostre sofferenze e contraddizioni, c’è però una grande certezza: Cristo!
Cristo è la salvezza per chi crede in lui. Cristo è il perdono dei peccati. Cristo è la risurrezione dalla morte in cui ti trovi tu.
Dicendo, però, che tutti i peccati ti sono perdonati in Cristo vi dobbiamo ammonire che questo “condono” è appunto un DONO, di quelli con la maiuscola.
Molto spesso alla domanda “chi volete libero: Gesù di Nazareth o Barabba?” noi rispondiamo “BARABBA!”.
Questo succede ogni volta che non riusciamo (perché è proprio così che avviene: non ce la facciamo) a sopportare i soprusi, le ingiustizie, l’odio, la violenza...
Ma allora se non ci è possibile aderire a Dio... che cosa dobbiamo fare?
E’ proprio questo il punto: non “dobbiamo fare”, possiamo invece “accogliere” il dono di Dio che è la conversione, il cambiare rotta, direzione, e ripristinare l’unione col nostro Creatore passando per la morte e risurrezione di Gesù Cristo.

Abbiamo accennato a questa nuova parola “conversione” e abbiamo detto che implica l’abbandono del peccato, per grazia di Dio, il quale ci chiama a ricevere il perdono dei peccati nella Chiesa.
Sapete come la Chiesa amministra questo perdono? Con il sacramento della Penitenza.
Quando diciamo che una cosa è sacramento intendiamo dire che raffigura ed attua ciò che promette. Il Sacramento della Penitenza comporta dunque una contrizione, un pentimento, ma poi dà il perdono promesso

b) preparazione al questionario

La confessione è solo una parte del Sacramento (segno tangibile ed efficace della grazia santificante, ovvero segno che realizza ciò che è in esso rappresentato: Cristo) della Penitenza e sembra sostituirne il significato, oltreché essere l’aspetto più criticato e discusso al giorno d’oggi.
Un tempo, verso l’anno 1000, la parte più significativa era la pratica dell’espia-zione. Oggi, invece, si tende a riportare il centro di questo Sacramento nella sua componente più vera e rispondente che è la conversione dal peccato (ritornare un po’ indietro, all’8° Catechesi, dove conversione è dono). Ma se parlando di confessione io capisco l’obbligo di raccontare i miei fatti ad un estraneo, e se per espiazione intendo sofferenza riparatrice (magari anche estrema)... se dico conversione ciò che emerge è il mio peccato!

Oggi la confessione è in crisi: non è più rispondente all’esigenze della società attuale, nella quale è cambiato il senso del peccato (p.e. non c’è più alcuna concezione di peccato sessuale, salvo la violenza e la pedofilia, ma anch’esse abbondantemente psicanalizzate e riconfinate in qualche contesto sociologico).
La confessione ha un’implicazione legalista e non sembra calarsi nella vita dell’uomo. Siamo esperti nel valutare che ad un determinato peccato corrisponde una precisa pena, ma è come se ti tolgono i punti sulla patente: succede un po’ a tutti, capita, capirai qual è il problema!

In realtà la Penitenza, il rito della Penitenza non sta nell’assoluzione, visto che tanto per essere precisi in Gesù Cristo i nostri peccati sono già perdonati, bensì nel rendere l’uomo capace di ricevere il perdono di Dio.
Quindi: Dio agisce [sempre] per primo e ti chiama a conversione; ciò è avvenuto con l’incarnazione di Gesù Cristo.
In un secondo momento la Chiesa ti accoglie e poi ti restituisce la pace: dopo aver ricevuto il perdono dei peccati si ripristina la comunione con i fratelli.

I Valori essenziali del Sacramento della Penitenza sono:
a) la situazione esistenziale di peccato;
b) Dio che non è rimasto indifferente;
c) la sua iniziativa di aprire un cammino di salvezza e di conversione per il popolo, uno strumento: Gesù Cristo.

Più volte abbiamo detto che la Legge di Mosè e della Sacra Scrittura ci mette in difficoltà perché ci manifesta unicamente che noi siamo peccatori incapaci di compierla. Ma la Legge più grande, quella che ogni uomo ha dentro di sé e che Gesù Cristo ti ha annunciato è che tu sei fatto per amare. Quindi è non amare, non accettare Cristo, allontanandosi da Dio, il peccato più grave e profondo che si possa commettere: non credere che lo Spirito Santo possa o non voglia operare in te. Per questo la Chiesa primitiva credeva che la conversione non fosse tanto il pentimento degli atti passati, quanto mettersi cammino verso il futuro dove raggiungerai il tuo Creatore vivo nella comunità dei fratelli.

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